I meccanismi di difesa

29.04.2014 16:39

Da cosa ci si difende, a cosa si resiste? 

Studiando in questo periodo Freud e i meccanismi di difesa, già affrontanti in parte al master di Counseling con la terapia della Gestalt, mi sono soffermata a riflettere sulla loro veridicità, su quanto appartengano ad ognuno di noi e quando e quante volte li possa aver messi in atto. 
I meccanismi di difesa indicano un processo mentale abituale, inconscio, a volte patologico. Ci si difende e ci si protegge da tutto ciò che minaccia la propria auto-considerazione. In tal modo si recupera la stima di sé eludendo tuttavia il problema in maniera scorretta. 
Queste resistenze non vanno negate né subite quanto piuttosto, come per tanti altri comportamenti, è importante prendere coscienza della loro esistenza, di come le si utilizzano allo scopo anche di trovare nuovi modi di agire per superare le proprie difficoltà. 
Le difese emergono quando c’è paura, quando ci si sente minacciati da qualcosa, quando c’è troppa angoscia. 
La resistenza infatti si applica nel contatto relazionale, nell'incontro con l’altro, ma anche nella relazione tra me e me stesso, quando per esempio evito di soffermarmi e prendere coscienza di alcuni aspetti della mia esperienza, di cui ho timore. 
Ecco alcuni meccanismi di difesa, tratti in questo caso dalla Psicoterapia della Gestalt, già in parte individuati da Freud: 


INTROIEZIONE: credo mio ciò che è tuo. Meccanismo con cui incorporiamo norme, atteggiamenti, modi di agire e di pensare, che non sono veramente nostri. Può trattarsi, ad esempio, di tutti i vari “ è necessario…” “devi…” della nostra infanzia inghiottiti passivamente, senza selezione, nel quadro della tradizionale educazione cristiana. Si ha un’inclinazione a conformarsi alle autorità, non c’è spazio per il dubbio e si tende a non assumersi la responsabilità della proprie scelte. C’è la caratteristica di aspettarsi ed esigere gli stessi propri comportamenti dagli altri. 
PROIEZIONI: credo tuo ciò che è mio. Si attribuiscono agli altri emozioni e pensieri inaccettabili, pur possedendoli. Si danno giudizi negativi collocandoli nell'altro. E’ caratteristico di persone aggressive che giudicano e criticano continuamente gli altri, colpevolizzandoli. La proiezione non sana culmina nel paranoico diffidente e persecutore che rimprovera, a tutti coloro che lo circondano, quell'aggressività che lui stesso proietta sugli altri. Così il mondo esterno diviene un campo di battaglia su cui si affrontano i conflitti interiori del soggetto. 
RETROFLESSIONE: faccio a me stesso ciò che vorrei fare a te, o ciò che vorrei ricevere da te. Nel primo caso per esempio anziché esprimere la nostra aggressività o disagio nei confronti di qualcuno ci mangiamo le unghie o contraiamo la nostra muscolatura, le spalle, lo stomaco, ecc., piuttosto che reagire sull'ambiente, sul genitore, sul capo. Nel secondo caso una persona può dare a se stessa l’attenzione, l’amore e la cura, che vuole o avrebbe voluto dagli altri (compresi i genitori originari), per esempio: mi lodo, mi incoraggio, mi tratto bene, cose che in realtà avrei voluto che qualcun altro facesse a me. 
DEFLESSIONE: significa deviare dal contatto diretto con un’altra persona. Si priva di calore il contatto in corso. I modi per deflettere sono molti: parlare troppo, ridere su ciò che viene detto, far battute di spirito, deviare o distogliere lo sguardo dalla persona che parla o mentre le si parla, parlare per astrazioni, ecc. “La persona che deflette non raccoglie i frutti della sua attività, le cose semplicemente non accadono. Può parlare e tuttavia non sentirsi toccata o sentirsi capita. Le sue interazioni si spengono" (Polster and Polster, 1974). 
CONFLUENZA: confondo ciò che è mio con ciò che è tuo. L’individuo evita la separazione dall'altro, vive in simbiosi. I confini sono indistinti come tra il feto e la madre. Gli individui si comportano tra di loro come se fossero una sola persona. L‘idea di un conflitto o di qualsiasi disaccordo sembra minacciarli nei fondamenti delle loro relazioni. Ogni possibilità di distacco o cambiamento è considerata come minacciosa per il rapporto se non addirittura per la sopravvivenza della persona e quindi sono sospettosi verso tutto ciò che è nuovo. Spesso sminuiscono l’intensità dei problemi. 
EGOTISMO: esisto soltanto io con i miei desideri. Diventa patologico quando vi è chiusura totale al mondo e ci si inaridisce profondamente. Riguarda anche coloro che hanno un atteggiamento di superiorità, credono di essere arrivati e di sapere già tutto. Il soggetto può sembrare soddisfatto e realizzato ma in realtà blocca la spontaneità e la vitalità con il controllo. 
E a quelli citati mancano ancora tanti meccanismi fondamentali freudiani come la rimozione, primo fra tutti, la conversione, lo spostamento, la condensazione, la formazione reattiva, i processi di razionalizzazione e di sublimazione… purtroppo lo spazio non basta per spiegarli tutti!

Bibliografia:
Petruska Clarkson "Gestalt Counseling" Per una consulenza psicologica proattiva nella relazione d’aiuto. 
Serge Ginger,Anne Ginger "La Gestalt. Terapia del «con-tatto» emotivo"

Argomento: I MECCANISMI DI DIFESA

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