A che gioco giochiamo?

31.03.2014 14:53

No, non vi sto invitando ad un gioco di società (almeno non ora)!
I giochi sono dinamiche relazionali che avvengono durante le conversazioni tra individui e che hanno un finale spiacevole; possono verificarsi in qualsiasi contesto relazionale, fra marito e moglie, fra genitori e figli, fra colleghi, fra amici, fra conoscenti, e persino fra sconosciuti. 
Per dare un’idea di ciò che un gioco sia, basta pensare a cosa accade quando all'interno della conversazione si avverte uno stato crescente di tensione causato da ciò che l’interlocutore sta insinuando con le proprie affermazioni, si tenta di contrastare senza successo le velate allusioni che egli fa e alla fine la conversazione si conclude con una sensazione sgradevole. Tali giochi impediscono i rapporti aperti, intimi e leali fra le persone. Allora perché si gioca? Per occupare il tempo, attirare l’attenzione, rinforzare vecchie opinioni su sé e sugli altri e sollevarsi dalle responsabilità.
Per uscire dai giochi, e dalle spiacevolissime sensazioni a cui essi conducono, è necessario conoscerli, capire quali sono le dinamiche sottostanti: scoprire il perché si partecipa (i punti deboli) e dove si vuole arrivare (le motivazioni), da ambo le parti. Ciò consente di comprendere come evitarli in occasioni future. 
Un esempio di gioco tra i più comuni è quello del “Sì, ma…”, in cui un giocatore presenta un problema sollecitando apparentemente gli altri a fornirgli consigli del tipo - “tu che faresti al posto mio?” - Se essi si lasciano agganciare, cominciano a prodigarsi per la soluzione del tipo “perché non provi a…” e chi ha dato inizio al gioco boccia qualsiasi suggerimento con dei “si, ma” facendoli seguire da varie ragioni molto attendibili, per le quali il consiglio non è utile. Alla fine tutti i partecipanti, che si erano affannati a fornire ogni genere di consiglio, rinunciano, considerandosi sconfitti, vuoi ammettendolo apertamente, o anche tacendo o cambiando discorso.

Qual è il tornaconto? dimostrare di saperne di più, svalutare la capacità di consigliare dell'altro, mostrare di essere vittima delle circostanze, senza prendersi la responsabilità di ciò che accade, riversandola sull'altro. E ancora, continuare a fare la vittima, mantenere inalterate le proprie radicate convinzioni su se stessi, gli altri e il mondo. Tuttavia, anche chi risponde, cioè chi rimane agganciato, ha un bisogno: quello di aiutare, che può essere dovuto, in questo caso, a sensi di colpa, di inferiorità o insicurezza.

Vi è mai capitato di parteciparvi? 

Bibliografia:
Eric Berne, (1987). A che gioco giochiamo.
James M., Jongeward D. (1971). Nati per vincere.
D’Amanti S. I Giochi dell'Analisi Transazionale come riconoscerli e liberarsene.

Argomento: A che gioco giochiamo?

Nessun commento trovato.

Nuovo commento